Ti ergevi
semplice, dignitosa, armonica,
impastata nel fango,
ma solida, robusta, contadina,
come gli uomini che ti costruirono.
Ma i figli di quegli uomini
ti hanno abbandonata:
la tua aia, una foresta incolta,
le tue fresche stanze,
nido per piccioni e storni, rifugio per ratti,
porte e finestre
come occhi spalancati, increduli.
E un giorno di gennaio,
sfinita,
non hai retto all’indifferenza
e ti sei sdraiata
rannicchiata su te stessa,
per tornare in quella polvere,
divina,
che un desiderio d’amore,
umano,
aveva trasformato in casa
Manuela Orrù
Hai fatto bene a specificare, perché vista così la foto potrebbe ingannare. Magari si è trattato di un crollo "gradito" ai padroni...
RispondiEliminaLa poesia, per il poco che ne capisco, è graziosa, ma non di mio gusto, come tu ben sai per aver pubblivato un esempio dei mie gusti poetici.
ciao Giò, in realtà la poesia e la foto vogliono rappresentare il degrado anche del centro storico di Quartucciu, infatti è il seguito di un post che per problemi tecnici non sono riuscito a pubblicare ma che inserirò al più presto...
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